«Questa università di eccellenza è una gran risorsa». L’appello degli studenti

C’è chi arriva da Roma, da Verona, da Lecce. Qualcuno dall’Abruzzo, una dalla Croazia dopo aver rinunciato a lavorare a Zagabria per una multinazionale: ha preferito trasferirsi a Nuoro per frequentare un corso dell’Ailun. Sono gli attuali allievi dell’università privata nuorese che può contare anche sulla presenza di una pattuglia di giovani sardi. Appena due sono, però, i nuoresi.

Tutti hanno grandi ambizioni professionali al punto che non fanno troppo caso alla full immersion che li impegna dalle 9.30 del mattino fino alla mezzonotte e perfino alle tre della notte. «Abbiamo scelto la libera università di Nuoro perché qui i docenti sono all’avanguardia e non si incontrano altrove. Vengono direttamente gli autori di teorie e testi e portano gli ultimi sviluppi di ogni disciplina, sono i migliori ricercatori internazionali. Tra noi e loro c’è un’interazione attiva e diretta», sottolineano non senza entusiasmo, sebbene reduci da una nottata di studio, Massimo Carta, Paola Mereu, Angela Rosano, Laura Aldegheri, Gianluca Laconi, Roberto Ferrante e Giovanni Oggiano.

I loro colleghi stanno nell’aula a fianco, seguono la lezione di una docente italiana, quasi una rarità in questo straordinario micro-universo che abitualmente parla inglese e ospita studiosi stranieri.

I master, che garantiscono elevati standard di qualità e criteri innovativi, qui sono gratuiti. Ma gli studenti fugano ogni equivoco su una eventuale scelta di convenienza. «Intanto, siamo qui sulla base di una selezione. Comunque, sarebbe più facile per noi pagare un master altrove e avere il titolo senza problemi. Qui, in realtà, noi paghiamo con l’impegno perché senza una forte motivazione è difficile reggere certi orari di studio. Certamente non abbiamo scelto il corso di Nuoro perché è gratuito».

La crisi finanziaria dell’Ailun non turba l’attività didattica, affidata a ricercatori di università prestigiose, sebbene qualche preoccupazione non manchi tra gli allievi. «Non è concepibile per noi che una struttura come questa possa chiudere. La nostra preparazione – tengono a dire i giovani – è spendibile ovunque, qui c’è un’organizzazione impeccabile, anche una bella sede. Questa realtà è una risorsa che la Regione dovrebbe riconoscere e su cui dovrebbe investire».

( m. o. )

L’Unione Sarda, 17 Ottobre 2008